Il mondo degli investimenti sta attraversando una fase di cambiamenti repentini. I tradizionali titoli azionari e obbligazionari necessitano di un contrappeso, soprattutto in un contesto in cui l’inflazione continua a sorprendere verso l’alto. Luca Spinelli, consulente finanziario indipendente brianzolo, suggerisce di volgere lo sguardo alle commodity come strumento per rafforzare un portafoglio orientato al medio-lungo termine. Questa visione nasce dall’osservazione delle dinamiche geopolitiche, climatiche ed economiche che influenzano la domanda e l’offerta di risorse primarie. Analizzare il ruolo delle materie prime significa comprendere come la loro scarsità o abbondanza possa influenzare la performance complessiva di un investimento.
Perché includere le commodity in portafoglio
Integrare asset reali come le commodity risponde all’esigenza di proteggersi da fenomeni macroeconomici e di sfruttare opportunità di crescita in settori che alle volte restano in secondo piano. Luca Spinelli ritiene che l’avere una piccola percentuale di materie prime contribuisca a bilanciare i rischi legati ai mercati tradizionali, specialmente quando questi si mostrano eccessivamente correlati tra loro. Dalla sua esperienza professionale emerge la consapevolezza che, in determinati momenti ciclici, i prezzi delle commodity possano esplodere in risposta a eventi imprevisti, generando rendimenti sorprendenti.
Protezione dall’inflazione
Quando il costo della vita aumenta, molte commodity evidenziano una propensione a mantenere o aumentare il loro valore. I metalli preziosi – l’oro in primis – da sempre fungono da rifugio per gli investitori. Storicamente mostrano una correlazione negativa con i mercati azionari nei periodi di turbolenza. Il grano, il petrolio e altri beni agricoli subiscono variazioni di prezzo legate all’offerta e alla domanda globale, ma tendono ad apprezzarsi quando la moneta perde potere d’acquisto. Questa caratteristica permette di coprire parte del portafoglio dall’erosione dovuta all’inflazione.
Diversificazione e volatilità
Il vantaggio principale consiste nell’inserire strumenti meno correlati alle azioni e alle obbligazioni. Quando le borse soffrono, le commodity possono offrire un rifugio, limitando le perdite totali del portafoglio. Nonostante siano intrinsecamente volatili, se gestite in modo oculato e con una quota adeguata, possono ridurre il rischio complessivo. Luca Spinelli consiglia di non dedicare una porzione eccessiva del capitale alle materie prime, proprio per via delle oscillazioni improvvise dei prezzi. Un’investimento sbilanciato finirebbe per amplificare il rischio anziché mitigarne le fluttuazioni.
Le categorie principali di commodity
Catalogare le materie prime aiuta a comprendere dove concentrare l’attenzione. Ogni categoria reagisce in modo diverso alle dinamiche di mercato e agli avvenimenti geopolitici. Luca Spinelli insiste sull’importanza di saper distinguere fra le varie tipologie di commodity prima di prendere decisioni di allocazione.
Energia
Il petrolio continua a rappresentare il motore dell’economia globale. Le turbolenze in Medio Oriente o politiche di riduzione delle emissioni possono influenzarne i prezzi. I contratti futures sul greggio offrono la possibilità di scommettere sull’andamento del prezzo a breve termine, ma implicano alti costi di rollover e margini di rischio elevati. Il gas naturale attira l’interesse di investitori che puntano sulle transizioni energetiche; tuttavia, eventuali scoperte di nuove riserve o cambiamenti climatici possono ribaltare le previsioni.
Metalli preziosi e industriali
L’oro resta il classico bene rifugio per eccellenza. La sua storia millenaria, la scarsa correlazione con gli altri mercati e la capacità di mantenere valore nei periodi di crisi lo rendono un componente irrinunciabile per molti portafogli. L’argento, pur avendo caratteristiche simili, viene spesso considerato più volatile, a causa del suo utilizzo industriale. Cromo, nichel e rame, invece, appartengono al comparto dei metalli industriali. In un’epoca di sviluppo delle tecnologie green, la richiesta di rame è destinata a crescere per la produzione di infrastrutture elettriche, veicoli elettrici e impianti solari.
Materie prime agricole
Il grano e il mais costituiscono la base dell’alimentazione umana, mentre il caffè e la soia sono più soggetti alle dinamiche dei paesi emergenti. Includere queste commodity non significa limitarsi a un semplice acquisto di futures, ma anche valutare fondi che investono in aziende agricole o scegliere ETF specializzati in settori come l’allevamento e la produzione di fertilizzanti. Durante periodi di crisi alimentari o siccità, tali asset possono mostrare performance interessanti, benché siano esposti a rischi specifici come il clima e le politiche di governo sui dazi.
Strategie di allocazione
Individuare la quota giusta da destinare alle commodity richiede un’analisi ponderata del profilo di rischio dell’investitore. Luca Spinelli suggerisce un’allocazione prudente compresa tra il 5% e il 10% del totale del portafoglio, a seconda dell’orizzonte temporale e della propensione al rischio. Nei suoi piani personalizzati spesso integra una combinazione di strumenti diretti, come ETN e futures, con quelli più indiretti, come ETF e azioni di aziende estrattive.
Approccio diretto e indiretti strumenti finanziari
Affidarsi esclusivamente a contratti futures comporta costi elevati e richiede competenze tecniche. Alcuni investitori, alla ricerca di un’esposizione meno immediata, scelgono ETF che seguono indici di commodity. Questa soluzione permette di evitare problematiche legate al rollover dei futures e di distribuire il rischio su più prodotti. Nel caso delle azioni di società energetiche o minerarie, emerge una doppia esposizione: il prezzo della commodity e la gestione aziendale. Spesso risulta vantaggioso affiancare entrambi gli approcci, calibrando la percentuale in ciascuno.
Tempistiche e orizzonti di investimento
Se l’obiettivo è proteggere il portafoglio da shock inflazionistici, l’orizzonte ideale si estende almeno su tre-cinque anni. Le oscillazioni a breve termine possono risultare brusche e causare nervosismi, ma il ciclo delle materie prime si sviluppa generalmente in più stagioni di mercato. Durante una fase ribassista delle commodity, la tendenza a un recupero è plausibile non appena migliorano i fondamentali di domanda e offerta. Chi punta su una visione di lungo periodo può beneficiare di un approccio buy-and-hold, senza farsi condizionare troppo dai bruschi movimenti.
Riflessioni finali
Chi costruisce un portafoglio resiliente non può trascurare le commodity. La prospettiva di Luca Spinelli si basa sulla consapevolezza che le materie prime non nascono con un rendimento predeterminato e richiedono una gestione attenta, ma rappresentano un importante elemento di diversificazione. Applicare questa filosofia significa accettare una componente di volatilità in cambio di potenziali benefici difensivi in case di turbolenze economiche. Per un investitore che desidera bilanciare protezione e crescita, l’integrazione delle commodity può trasformarsi in un’opportunità decisiva per affrontare i mercati con maggiore sicurezza.